L’80% delle merci in Italia viaggia su gomma. Il 60% dell’import e il 50% dell’export viaggia con il trasporto marittimo. Il trasporto ferroviario è aumentato. I punti dolenti? La tassazione e la burocrazia.
La tassazione.
Il carico fiscale che grava sulle imprese:
Autotrasporto. Dal 1991 al 2017 ha ridotto le emissioni del 30%, ma è assoggettato a una carbon tax 5 volte superiore a quella dei settori agricolo e industriale. L’aumento del prezzo del carburante vedrà aumentare i costi dei mezzi. (Un furgone diesel avrà un aumento annuale di 1500 euro. Un Tir gnl avrà un amento di 6000 euro e uno a gasolio di ultima generazione 10000 euro).
Porti e dogane. Dal 2023 un incremento dei canoni concessori.
La burocrazia.
Conftrasporto calcola 285 ml di euro stanziati per contrastare l’aumento dell’autotrasporto fermi a causa di un complicato accesso. 330 milioni destinati al settore marittimo e inutilizzabili a causa dei vincoli strettissimi per poterne usufruire. La legge di bilancio non ha rifinanziato il marebonus che negli ultimi anni ha contribuito allo sviluppo intermodale. Anche il trasporto ferroviario chiede la conferma del ferrobonus e i sostegni per le imprese (molte le realtà del settore fallite).
Conftrasporto propone
Togliere le limitazioni unilaterali dell’Austria al Brennero. Accelerare sul nuovo tunnel ferroviario -anche sul versante tedesco- per attivare l’intermodalità. Ridurre il cuneo fiscale per contrastare la carenza di autisti. Rivedere i divieti di circolazione.