Gli inizi. In Calabria, agli inizi degli anni ’70, vicino alla rotta che va dallo Stretto di Gibilterra al Canale di Suez, nasce il porto di Gioia Tauro. L’area costiera coltivata fino a quel momento ad agrumi e oliveti viene designata ad accogliere il porto del progettato polo siderurgico di Reggio Calabria (pacchetto Colombo). Il Polo, mai nato, sarebbe dovuto diventare il quinto polo siderurgico italiano. A circa 15 anni dal suo completamento viene adibito ad hub di transhipment. Gioia Tauro è il decimo porto più grande d’Europa. Agli inizi degli anni ’90 il fondatore della nostra società venne interpellato per far parte di un programma legato a una grande compagnia marittima. Una situazione complessa, con problematiche politiche-economiche (ancora oggi irrisolte, come leggerete in seguito) che hanno impedito la positiva conclusione del progetto.

2010. I mancati investimenti su retroporto e infrastrutture e la concorrenza degli altri porti mediterranei (in particolare quelli nordafricani, come Tangeri, che in quegli anni effettuano grossi investimenti) determinano un progressivo decadimento del porto. Anche la chiusura per alcuni periodi dell’attività e la decisione del colosso di trasporti navali di containers Maersk Line di spostare l’attività su Genova contribuiscono al declino.

Retroporto. I porti storici italiani nati davanti alle città hanno sempre risentito della mancanza di spazio dietro alle banchine. Non Gioia Tauro. Un’area depressa con capannoni vuoti, senza progetti di rilancio, ma con un retroporto carico di opportunità.

Lì gigantesche gru e carrelli macinano milioni di container ogni anno, che arrivano e ripartono. La merce che transita ogni giorno potrebbe fermarsi, essere lavorata e creare una sana economia. Gioia Tauro ha una posizione baricentrica nel Mediterraneo -sull’asse Suez/Gibilterra- e potrebbe attivare collegamenti intermodali strategici per trasportare la merce nel cuore dell’Europa. Con minor tempo e a minore costo.

ZES – Zone Economiche Speciali.

Di proprietà Corap, Consorzio Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive, in liquidazione dalla Regione. I 607 ettari Zes sono fermi, in attesa di qualcuno che intervenga, progetti, modernizzi, promuova e gestisca l’area.

Roberto Occhiuto, Presidente della Regione Calabria, descrive con entusiasmo le potenzialità di Gioia Tauro, ma investire in un’area desolata, senza controllo né sicurezza non è semplice.

Nelle Zes possono essere istituite zone franche doganali intercluse. Qui nell’area recintata con punti d’ingresso e uscita sottoposti a vigilanza doganale, si possono introdurre e detenere merci non unionali in sospensione dal pagamento dei diritti doganali. (Ai sensi del regolamento UE n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 ottobre 2013, che istituisce il codice doganale dell’Unione, e dei relativi atti di delega e di esecuzione).

Andiamo avanti. All’Istituto d’istruzione superiore “Severi” il convegno “Il modello Gioia Tauro: portualità e professioni marittime”. Sono intervenuti Nicola Carlone, Comandante generale del Corpo della capitaneria di Porto; Andrea Agostinelli, presidente dell’Autorità di Sistema portuale Mar Tirreno meridionale e Ionio; Antonio Testi, CEO Mct-presidente vicario Uniport. Il sindaco Carmelo Versace ha detto che “Senza retroporto è difficile immaginare uno sviluppo del territorio legato al Porto. Questo, infatti, non è più l’hub dove le navi arrivano, sostano e poi ripartono. Se si vuole provare a trattenere le risorse che passano insieme alle portacontainer, bisogna creare un’infrastruttura che oggi non c’è”. Ha inoltre parlato del destino del Porto legato al Ponte sullo Stretto che “resterà una cattedrale del deserto se non si interverrà sul sistema viario e sulle opere complementari”. Non ha scordato di parlare della gravosa pressione del “terzo stato” che «…ha condizionato e condiziona il destino dei nostri territori. Se vogliamo debellare la mafia non possiamo che puntare sull’unica speranza che è la cultura, partendo dalle istituzioni scolastiche cui è mancato, spesso, il giusto supporto”. Non è mancato un pensiero volto agli uomini e alle donne della Capitaneria che “svolgono un servizio fondamentale per la sicurezza e la tranquillità delle nostre coste”.

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